[RECENSIONE] IL FIGLIO DELLA VEDOVA DI ELISABETH SANXAY HOLDING

 Cari lettori, 

oggi vi parlo del libro "Il figlio della vedova" di Elisabeth Sanxay Holding pubblicato dalla Elliot edizioni.




Recensione

Questo romanzo è stato pubblicato nel 1953 ed è l'ultimo libro che ha scritto Elisabeth Sanxay Holding, lei è considerata come una delle scrittrici che ha contribuito a far nascere il noir.

La protagonista del romanzo è Tilly MacDonald, una donna in crisi che ha un figlio di nome Robert che ha cinque anni ed è rimasta vedova.

Tilly è oppressa dalla sua vita e dalla paura di non riuscire a mantenere suo figlio, è ossessionata dal controllo continuo e morboso, nei confronti del suo bambino.

E' imprigionata in questa vita, si sente soffocare e ripensa con amarezza ai pochi momenti felici che ha vissuto con il marito Ian, non lavora e l'unico obbiettivo della sua vita è quello di proteggere suo figlio con ogni mezzo. 

Tilly sta passando l'estate in campagna con la cugina Sybil, anche se il rapporto con la donna non è dei migliori.

Il libro inizia con il racconto di un particolare giorno in cui Sybil decide di far un riposino pomeridiano e prende una pillola per dormire che le porta Tilly, la donna si addormenta immediatamente;  anche se alla protagonista questa cosa sembra strana, decide di uscire subito dalla camera perché è in costante ansia per il figlio. 

Alla sera c'è una festa, dopo l'arrivo degli ospiti, Sybil non è ancora scesa e quando la chiamano trovano la donna morta e poco dopo arriva la polizia per capire cosa sia successo.

Anche il marito di Sybil,  Howard, è stato avvelenato ma si è salvato.

Si scopre che Sybil è stata avvelenata con il cianuro, ma Tilly quando viene interrogata, non dice la verità; in questo l'autrice è stata brava a far nascere dei dubbi nel lettore su quello che poco prima aveva letto e quindi sul fatto che Tilly potrebbe essere la responsabile dell'accaduto.

Sybil si poteva salvare? 

Tilly perché non si è insospettita quando la cugina si sia addormentata subito?

Perché non dice alla polizia la verità?

Tilly ha paura di essere in un qualche modo incriminata e che lei non possa più prendersi cura di suo figlio,  oltre a questo si sommano una serie di piccole cose strane che ci fanno dubitare un po' di tutti i personaggi che ruotano attorno a questo romanzo. 

Tutti mentono in questo libro per salvare se stessi o gli altri, l'autrice è riuscita a creare dei personaggi vividi e molto realistici.

Tilly è un personaggio che sta attraversando un periodo difficile della sua vita,  quindi in molti punti del romanzo ho creduto che lei potesse aver fatto qualcosa di veramente forte, un errore, una distrazione che le poteva costare caro. Aver perso suo marito e averlo anche vissuto così poco, l'ha portata a sviluppare una sorte di "protezione" ossessiva nei confronti del figlio.

Mi sento di consigliare questo libro, ho apprezzato l'analisi psicologica dei personaggi e la loro caratterizzazione, il modo dell'autrice li ha resi reali e molto vicini a come sono le persone nella realtà, dove devono fare i conti anche con le proprie debolezze e fragilità. 


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Trama

Rimasta vedova, Tilly MacDonald si trasferisce insieme al figlio Robert a casa della ricca cugina Sibyl, una donna dal temperamento nervoso e instabile. Dedita all’alcol, la donna viene spesso colta da paranoie che le provocano accessi improvvisi di rabbia o pianto, tanto che Tilly comincia ad aver paura di restare sola con lei. Un giorno Sibyl chiede alla cugina di portarle un sonnifero perché possa aiutarla a riposare. Qualche ora dopo, viene trovata morta. Avvelenamento da cianuro, è il rapporto del medico legale che fa ricadere immediatamente i sospetti su Tilly, la quale sceglie di seguire la strategia più pericolosa: mentire…

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