[RECENSIONE] LE FIGLIE DEL DRAGONE DI WILLIAM ANDREWS

Cari lettori, 

oggi parliamo del libro "Le figlie del dragone" di William Andrews pubblicato dalla Neri Pozza.

Ho iniziato questo lettura incuriosita dal tema trattato, ma qualcosa durante la narrazione mi ha lasciato perplessa, ma vi spiego meglio di seguito. 





Recensione

Anna, una ragazza coreana di vent'anni, quando era piccola è stata adottata da una famiglia americana e dopo la morte della madre adottiva vuole tornare a Seoul per incontrare la madre biologica

Scopre però che la donna è morta di parto, ma prima di partire viene avvicinata da una signora che le vuole parlare, lei è la sua nonna materna Hong Jae-hee.

La vera protagonista del romanzo è proprio Hong, la narrazione ripercorre la vita dell'anziana  da quando era un'adolescente, a quando è stata portata in una stazione di conforto, fino alla sua fuga dal nord al sud della Corea.

Nella prima parte l'autore pone l'attenzione su una pagina dolorosa della vita di Hong Jae-hee quando con l'inganno fu portata in una stazione di conforto e ha dovuto subire violenze continue da parte dei militari giapponesi, oltre che vessazioni di ogni tipo per il fatto di essere coreana.

Questa parte viene narrata in maniera molto esplicita, ci sono molti dettagli forti che non lasciano spazio all'immaginazione, non sono stata molto d'accordo con questa scelta dell'autore queste pagine potevano essere scritte in maniera diversa. Le descrizioni accurate delle violenze potevano essere evitate in quanto le ho trovate di cattivo gusto. Credo sarebbe stato necessaria una maggiore sensibilità verso il tema trattato. 

Ho trovato che il racconto della vita di Hong sia stata in alcuni punti toccante e insieme a lei abbiamo percorso la storia della Corea dagli anni quaranta fino ai giorni nostri. Il libro mira a raccontare dei fatti realmente accaduti in maniera romanzata, Hong è stata una donna di conforto come migliaia di altre donne e ancora oggi ogni mercoledì, le coreane più anziane marciano davanti all'ambasciata giapponese a Seoul pretendendo delle scuse, doverose, dal governo giapponese. 

Le donne di conforto sono state torturate, umiliate, picchiate, giustiziate, costrette ad abortire e alcune volte l'unica soluzione per loro era anche quella più drammatica.

Quello che mi ha colpito in negativo di questo libro è lo stile dell'autore che ha reso piatta la narrazione, alcuni parti mancavano di emozione, come se Andrews non fosse riuscito a creare una storia e dei personaggi che trasmettessero la giusta sensibilità ed emotività.

Anna, è un personaggio marginale, che non conosciamo bene, l'ho trovata una ragazza immatura e ingenua, la scena iniziale dove incontra la nonna è molto forzata. Immaginiamo una giovane ragazza in un paese straniero che viene avvicinata da una signora anziana e prende il pacchetto che le lascia e che la va ad incontrarla da sola, così fidandosi senza nemmeno conoscerla. Visto che Anna parte con il padre adottivo, poteva farsi accompagnare da lui perché non lo fa? 

Una persona normale lo farebbe? 

Sicuramente no, prenderebbe alcuni precauzioni, in fondo è anche in un paese straniero che non conosce, quindi lo possiamo considerare un espediente narrativo mal riuscito.

Nonostante il tema forte e la narrazione in alcune parti avvincente, in realtà più per curiosità di sapere come si concludesse la storia di Hong Jae-hee, lo stile di scrittura semplice e piatto mi ha sorpreso in negativo.

Credo sia importante ricordare cosa abbiano subito le donne di conforto, un romanzo che va letto soprattutto se non si conosce il tema trattato, una brutta pagina di storia, da non dimenticare. 


***

Trama

Nata in Corea e adottata da una coppia di americani quando aveva solo cinque mesi, la ventenne Anna Carlson non ha mai avvertito il desiderio di cercare la donna che la ha messa al mondo. Ma dopo la morte di Susan, la sua madre adottiva, Anna sente la necessità di raggiungere la Corea per conoscere le sue origini.

Nell’orfanotrofio di Seoul in cui la giovane si reca per avere notizie del suo passato, tuttavia, la attende un’amara verità: sua madre è deceduta vent’anni prima, nel darla alla luce.

Pronta a ripartire senza le risposte che cercava, Anna viene avvicinata da un’anziana con i capelli grigi legati in una treccia, che le mette in mano un pacchettino. All’interno c’è un foglio con un indirizzo di Seoul, scritto in un corsivo elegante, e un pettine in cui è intagliato un drago con il dorso d’oro massiccio. Qual è il significato di un dono tanto prezioso?

Recandosi all’indirizzo scritto sul foglio, Anna non solo scoprirà che la donna, Hong Jae-hee, è la sua nonna materna, ma verrà a conoscenza della sua drammatica storia.

Una storia che ha inizio nel 1943, quando Hong Jae-hee e la sorella maggiore, Soo-hee, vengono reclutate dall’esercito giapponese per lavorare in una «casa di conforto», dove diventano ianfu, «donne di conforto», ovvero prostitute, schiave sessuali dei soldati giapponesi. Resistere all’orrore diventerà, per le due sorelle, l’unico modo per sopravvivere…

Affrontando un argomento quasi sconosciuto, la tragedia delle donne di conforto coreane al servizio dei soldati giapponesi, William Andrews racconta una struggente storia di dolore, coraggio e speranza. (





Nessun commento