[RECENSIONE] CASA DANESBURY DI ELLEN WOOD

 Cari lettori, 

oggi parliamo di Ellen Wood, autrice dell'epoca vittoriana che ha avuto molto successo verso la fine dell'Ottocento purtroppo però dopo qualche decennio,  nei primi anni del Novecento, la fama della Wood diminuì per poi essere completamente dimenticata.

Per farvi capire quanto da noi sia poco conosciuta anche oggi,  nel libro che viene utilizzato anche per degli esami universitari dal titolo "Storia della letteratura inglese-Dal romanticismo all'età contemporanea" a cura di Paolo Bertinetti e pubblicato da Einaudi, lei non viene nemmeno menzionata.

Ellen Wood è la moglie dell'imprenditore Henry Wood hanno quattro figli e rappresenta la perfetta donna vittoriana dedita alla casa e alla sua famiglia. Partecipa ad un concorso letterario lo vince e così da casalinga diventa una scrittrice professionista. 

Casa Danesbury (1860) è il suo romanzo d'esordio ma quello più famoso è sicuramente "East Lynne" (1860-1861).

Le donne che all'epoca trascuravano i loro doveri domestici per diventare delle scrittrici non era ben viste dalla società,  peggio ancora se  nelle loro opere, trattavano dei temi quali: crimini, violenza o alcolismo.

La Wood si nasconde dalla vita mondana londinese probabilmente anche a causa di un problema di salute, questa sua riservatezza però piace al pubblico vittoriano.

Nell'Ottocento era normale per una donna sposata assumere sia il nome che il cognome del marito, infatti lei stessa ha pubblicato i suoi romanzi con uno pseudonimo che altro che Henry Wood. La perdita del nome è un segno molto forte come se una donna sposata perdesse la propria "identità" per farsi rappresentare dal marito. Sembra però che il lavoro di scrittrice della Wood sia stato d'aiuto in una crisi finanziaria che colpì il marito e tutta la loro famiglia. 

La Wood si crea una facciata di rispettabilità e nasconde le proprie idee, quello che è davvero il suo pensiero sulla società dell'epoca e sulle contraddizioni che c'erano, però le scrive nelle sue opere, ma mantenendo questo riserbo in un qual modo non viene attaccata e criticata.

Ellen Wood è una scrittrice di "sensation novel" un genere che abbina elementi tradizionali del romanzo a misteri e intrighi ambientati in situazioni famigliari al pubblico.

Dopo questa doverosa introduzione che mi sono sentita di scrivere anche per farvi conoscere qualcosa sull'autrice, parliamo invece di questo libro.







Recensione

Casa Danesbury è stato scritto nel 1860 in soli ventotto giorni ed è stato il vincitore del concorso letterario alla quale la Wood partecipò e le fece guadagnare ben cento sterline. 

La storia ruota attorno alla famiglia Danesbury, Mr Danesbury dirige una fabbrica che lavora il ferro per produrre attrezzi e macchinari e la moglie Mrs Danesbury è una donna elegante e raffinata sui trent'anni e hanno tre figli: Arthur, Isabel e il piccolo William.

Tutto sembra trascorrere tranquillo fino a quando la balia di William Glisson invece di dare al bambino lo sciroppo per la tosse, confonde la bottiglia e gli dà del laudano.

Mrs Danesbury non era a casa in quel momento e la vanno subito a informare dell'accaduto, ma nel viaggio di ritorno la carrozza si rovescia e la donna muore.

C'è un elemento che lega i due eventi ed è l'alcol, Glisson era ubriaca e ha scambiato la medicina e Giles, l'uomo che doveva aprire il cancello per far passare la carrozza di Mrs Danesbury, aveva bevuto talmente tanto, che ha perso il controllo del cancello che ha colpito il cavallo e ha fatto rovesciare la carrozza.

L'alcolismo era uno dei grandi problemi dell'epoca vittoriana, era diffuso in tutte le classi, la situazione più drammatica era quella che colpiva i poveri e gli operai nei distretti industriali. Molti diffusi i pub che vendevano birra ma soprattutto i "gin palaces" che contribuirono alla diffusione del consumo degli alcolici. 

Il gin placava la fame, scaldava dal freddo perenne di Londra ed era per le persone più povere una sorta di "evasione" dalla loro vita difficile e dalla frustrazione della loro condizione.

C'è anche da dire che l'alcool che veniva servito nei bassifondi londinesi, era ben diverso da quello che arrivava nelle tavole dei ricchi, era una bevanda che veniva mischiata ad altre sostanze che lo rendevano molto forte tanto da provocare bruciore alla gola e arrossamento agli occhi.

Il Beer Act del 1830, fu una legge che facilitò la concessione delle licenze incoraggiando ad aprire le birrerie e poi anche i gin palaces.

I bambini non bevevano acqua bensì birra, nelle prime pagine del romanzo quando prima di morire Mrs Danesbury si raccomanda con i figli maggiori di bere solo acqua, capiamo come il suo pensiero che per noi sia assolutamente normale ma per l'epoca era completamente sbagliato. La birra non rappresentava un pericolo per i bambini. 

Le vicende della famiglia Danesbury continuano, vediamo il secondo matrimonio di Mr Danesbury con Miss Eliza St. George, la nascita di altri due figli  e seguiamo la crescita di tutti e cinque i figli Danesbury.

Non solo, conosciamo anche come va avanti la vita di Glisson e degli altri domestici che lavorano per i Danesbury, ma anche la vita degli operai che spendevano tutto il loro stipendio per l'alcol e di come questa cosa peggiorava la situazione economica della loro famiglia.

Non solo uomini bevevano anche le donne, l'anno scorso leggendo "Le cinque donne" di Hallie Rubenhold (pubblicato dalla Neri Pozza la mia recensione la trovate qui)  avevo già capito quanto fosse rilevante il problema dell'alcolismo. 

L'alcol rovina anche la famiglia Danesbury, chi cederà alla tentazione ed eccederà con gli alcolici avrà una serie di problemi che non svelo per non fare troppi spoiler.

Arthur e Isabel sono i due personaggi che mi hanno colpito di più, soprattutto Arthur nella sua fermezza di animo, nella sua determinazione a mantenere la promessa fatta dalla madre di non bere alcol, ho apprezzato quanto l'autrice sia andata in profondità ad indagare anche nell'animo di queste persone fragili che sono state rovinate dal consumo eccessivo di alcol.

La situazione doveva essere sicuramente terribile, le condizioni di vita estreme e probabilmente il gin o la birra era una delle poche consolazioni che rimanevano a questa povera gente. Il governo poteva limitare il consumo eccessivo di alcol ma se inizialmente non l'ha fatto,  dietro di certo c'erano degli interessi economici più importanti che però non possono giustificare la perdita di vita e della dignità di migliaia di persone, per me nulla può essere più importante di un essere umano. 

Per cercare di rimediare a questo problema iniziarono a diffondersi qualche anno più tardi i "coffee houses" luoghi alternativi ai pub dedicati alla classe operaia, il tè o il caffè, grazie alla caffeina,  aiutava la produttività e i ritmi di lavoro.

Ellen Wood costruisce una storia che appassiona, delinea i suoi personaggi in maniera impeccabile, crea fin dalle prime pagine un clima tale che non riesci a staccarti da questo libro. La vicenda narrata porta con sè molti colpi di scena, ma tutto rimane un po' prevedibile ma questo non mi è dispiaciuto perché attraverso le sue parole rivediamo proprio quegli anni difficili, quali problemi provocasse l'alcol e gli effetti drammatici che poteva causare.

La cura di questa edizione è veramente sorprendente, introduzione esemplare, approfondimenti precisi e molto interessanti, un grazie va alle edizionicroce e a Mariaconcetta Costantini professore di letteratura inglese. 

Ho saputo che questa casa editrice ha intenzioni di tradurre altre opere di Ellen Wood e io sarò felice di leggerle.

A presto vittoriani mancati!


***

Trama

Pubblicata a Londra nel 1860, Casa Danesbury, di cui si offre qui la prima traduzione italiana, è l'opera di esordio di Ellen Wood. Il romanzo, che si inscrive nel genere sociale vittoriano, mostra già elementi della scrittura sensazionale che più tardi caratterizzerà la prosa woodiana. Eastborough, sede dell'importante Ferriera Danesbury, ha l'apparenza di una tranquilla cittadina ma nasconde, appena dietro la facciata di borghese perbenismo, un intreccio di drammi relazionali, alcolismo e iniquità sociali. La realtà più oscura e problematica si annida proprio dietro l'angolo, negli attraenti ma ingannevoli gin palaces. Dopo la tragica scomparsa della prima moglie, John Danesbury convola a seconde nozze con Eliza St. George, convinto di perseguire il bene dei figli. La nuova Mrs Danesbury stravolge gli equilibri della casa, rendendola scenario di conflitti e scontri continui, in cui i rapporti familiari si complicano fino a deteriorarsi. I giovani eredi Danesbury vedono le loro relazioni intrecciarsi progressivamente alla piaga dell'alcolismo che ne affligge in qualche modo l'esistenza. L'idea di saga familiare suggerita dal titolo cede il passo al conflitto, destabilizzando il modello vittoriano della "casa" come nucleo d'amore e della famiglia quale garanzia dell'ordine sociale. Narrando la storia di due generazioni, l'autrice incrocia i destini di padroni, amici e servitori e fa dell'inarrestabile avanzata del vizio la forza trainante del racconto. Casa Danesbury inaugura un progetto di rivalutazione dell'opera di Ellen Wood in Italia.





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