[RECENSIONE] LA STORIA DI UN MATRIMONIO DI Andrew Sean Greer

Cari lettori, 

oggi parliamo di questo libro che mi è stato regalato per Natale da Valeria, ne avevo già sentito parlare molto bene, ora vi spiego meglio cosa ne penso.




Recensione

Siamo a San Francisco negli anni cinquanta e come ci suggerisce il titolo al centro di questo romanzo c'è il matrimonio di Pearlie e Holland Cook.

I due sembrano una coppia come tante altre, hanno un figlio Sonny e una vita all'apparenza molto tranquilla, vivono nella casa delle zie di Holland, che sono una presenza costante nella loro vita. 

Le due signore avevano messo in guardia Pearlie, non doveva sposare il loro nipote, ma la protagonista non ha ascoltato il loro consiglio "non richiesto" e ha sposato senza alcun dubbio l'uomo di cui era sempre stata innamorata.

I due si conobbero quando erano dei ragazzi e per Pearlie lui è stato il primo amore, ma come ci suggerisce la prima frase del libro, "noi crediamo di conoscere la persona che amiamo" ma non è così. Mi viene in mente una vecchia frase che sentivo da bambina, "le persone non si finiscono mai di conoscere" e mi sembra azzeccata per questo romanzo. 

Pearlie incontra nuovamente Holland dopo la guerra, questa separazione ha cambiato profondamente l'uomo mentre la protagonista sembra invece essere sempre la stessa donna innamorata e devota a un uomo che crede di conoscere.


"Vedere che la nostra vita è una nostra invenzione; l'abbiamo scritta noi, e ci abbiamo creduto." 

 

Dopo quattro anni di matrimonio felice, Pearlie dovrà conoscere il passato dell'uomo che ama e sarà l'incontro con Buzz, un vecchio amico del marito, che le rivelerà un segreto che Holland le aveva tenuto nascosto. 


"Il panico che sentivo dentro non era soltanto lo choc per quello che mi aveva detto Buzz, come se qualcuno avesse aperto di scatto la tenda in una stanza buia e mi avesse accecato con la luce dolorosa del sole, Era perchè non conoscevo affatto mio marito." 


I colpi di scena saranno molti e la lettura è stata piacevole e scorrevole soprattutto nella seconda parte del romanzo, sicuramente le prime pagine stuzzicano il lettore ad andare avanti con la lettura e a scoprire cosa nascondesse Holland.

Ho trovato che l'autore abbia costruito una storia abbastanza credibile, sicuramente non è un libro che lascia indifferenti perché rimane qualcosa dopo la lettura, vengono trattati moltissimi argomenti alcuni più interessanti di altri.

Il periodo storico in cui la storia è ambientata è molto intrigante, la guerra è finita però non ha "terminato" di sconvolgere la vita delle persone che l'hanno combattuta o l'hanno evitata. E' un periodo di forte cambiamento politico per l'America, si sta affacciando una nuova guerra, c'è un forte razzismo nei confronti dei neri  e la vita delle persone è indubbiamente cambiata. 

Pearlie è un personaggio che ho faticato a comprendere, è passivo, non ha reazioni e non parla come dovrebbe fare con il marito. L'arrivo di Buzz la sconvolgerà ma crede e segue ciò che lui le dice di fare. La protagonista protegge il suo matrimonio, è devota a suo marito e cerca di renderlo felice a modo suo. Per esempio prende un cane che non abbaia, toglie dal giornale le notizie più drammatiche perché Holland non sia turbato, dormono in camere separate per preservare il sonno delicato del marito.

Lei crede che il loro matrimonio sia felice, pensa di aver "costruito" qualcosa di solido e importante per la sua famiglia, ma è tutto un castello di carte destinato a crollare con un soffio di vento. 

"Una donna come me non poteva permettersi il lusso di dare un nome ai suoi veri desideri. Non poteva neanche permettersi di saperli." 

Nella citazione sopra la protagonista dice "Una donna come me", credo che Pearlie voglia dire che lei essendo nera si sente inferiore a un bianco, è la società che fa questo tipo di differenze e la induce a pensarlo e visto il periodo in cui è ambientata la storia, non mi stupisco di questo tipo di frasi.

**Possibile spoiler**

Sarebbe stato interessante capire cosa pensasse Holland, come mai avesse fatto determinate scelte, cosa pensasse di Buzz, cosa provasse per la moglie e per il figlio, cosa fosse per lui il matrimonio. L'autore non ce lo fa sapere lascia che tutto rimanga sospeso e che Pearlie ancora una volta, non affronti la verità  e si volti dall'altra parte.

**Fine spoiler**

Nel corso della storia viene ripetuta spesso la frase "Siamo nati in una brutta epoca..." come a giustificare che alcune scelte e alcuni comportamenti siano determinati dal periodo storico in cui vivono i personaggi. Gli anni cinquanta non devono essere stati affatto facili, alcune cose che per noi sono normali non lo erano in quel periodo e probabilmente per Pearlie non deve essere stato semplice prendere alcune decisioni. Credo che nonostante l'amore che provasse per Holland, lei non si fidava completamente di lui, non lo conosceva questo è vero, però avrebbe dovuto parlare con lui e trovare una soluzione comune, un accordo su come affrontare la situazione. Affidarsi al marito e fidarsi di lui forse questo non è una forma di amore?

Consiglio la lettura di questo libro.


***

Trama

"Crediamo tutti di conoscere le persone che amiamo": così Pearlie Cook comincia a raccontarci gli incredibili sei mesi che sono stati, per il suo matrimonio, una sorta di inesorabile lastra ai raggi X. Siamo nel 1953, in un quartiere appartato e nebbioso di ex militari ai margini di San Francisco, e tutto nella vita dei Cook parla ancora della guerra: la salute cagionevole di Holland, i ricordi tormentati di lei, le loro abitudini morigerate e un po' grigie. Una vita per il resto normalissima, come sottolinea la voce ammaliante di Pearlie - mentre la sua testa scoppia di pensieri che forse, via via che si disvelano, preferiremmo non ascoltare. Eppure li leggiamo con avidità, rassicurati dal fatto che lei, palesemente, ha intenzione di dirci proprio tutto. Perché, allora, ci sentiamo invadere da un'ansia arcana, da un senso di vertigine e di smarrimento, come davanti a certe atmosfere torve di Edgar Allan Poe? Non solo per il susseguirsi di colpi di scena che ci avvincono a ogni riga sino a condurci all'unico finale davvero imprevedibile. Non solo per l'uomo venuto dal passato, per la lettera che colpisce come un pugno, per i terribili segreti che si dischiudono a uno a uno... Sarà allora per la dolorosa lucidità con cui la narratrice riesce a indagare la distanza che separa ciascuno di noi dagli altri? O perché a ogni pagina ci chiediamo: come fa Pearlie a sapere tutte queste cose - di noi?

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