[RECENSIONE] L'opposto di me stessa di Meg Mason

Cari lettori, 

oggi nel blog parliamo di un argomento molto delicato come la malattia mentale, questo libro è candidato nella  Shortlist al Women's Prize for Fiction del 2022.




Recensione

Questa storia ha come protagonista Martha, una giornalista quarantenne sposata con Patrick e che apparentemente, ha una vita perfetta ma la  realtà è molto diversa.

A diciassette anni, dopo un malore, le viene diagnosticata la mononucleosi anche se in realtà nel corso del libro veniamo a conoscenza che si tratta di una malattia mentale; ma l'autrice non  specifica mai quale sia.

Questo condizionerà il resto della sua vita, i rapporti con la famiglia, con i due mariti, con la sorella e il suo non voler essere madre per paura che suo figlio possa avere la sua stessa patologia.

Martha cura una rubrica di cucina su una rivista, vive con suo marito Patrick, a Oxford, lui è uno specialista in terapia intensiva e un giorno, dopo la sua festa di compleanno, la lascia.


"[...]e dissi che Patrick era un po’ come il divano della casa in cui passi la tua infanzia. «La sua esistenza è un dato di fatto. Non ti chiedi mai quando o come sia arrivato lì, perché non hai ricordi di un momento in cui non ci sia stato."


Martha inizia così a ripensare alla sua vita, alla sua infanzia, ai primi lavori, al primo matrimonio e a tutte le esperienze che ha vissuto e le descrizioni dei sentimenti di ciò ha provato sembrano davvero autentici e verosimili. 

Si sente inadeguata, non capisce come migliorare ma soprattutto non sa se lo potrà mai fare, se potrà mai essere diversa da ciò che è, essere una brava moglie, rispettare e amare come merita l'unico l'uomo che c'è sempre stato nella sua vita, Patrick.

Martha e la sorella Ingrid sono simili tra di loro fisicamente, lo dice l'autrice all'inizio, ma le loro vite sono agli antipodi, da un lato Martha che combatte contro la sua malattia e dall'altro Ingrid che si crea la sua famiglia e mostra, inconsapevolmente,  alla sorella la vita che non potrà mai avere.

La sua malattia inizialmente sembra essere la mononucleosi, poi passiamo a una forte depressione e infine sembra essere un disturbo mentale, i farmaci e la terapia non aiutano Martha che si sente in trappola: "«È come entrare al cinema mentre fuori c’è luce e rimanere scioccata quando esci, perché non ti aspetti che sia già calato il buio.

Oppure: «È come trovarsi su un autobus seduta in mezzo a due estranei che iniziano improvvisamente a urlarsi contro litigando sopra la tua testa e tu non puoi scendere. Inizialmente non riesce ad alzarsi dal letto, è molto suscettibile, si arrabbia con chi le vuole più bene."


Martha è un personaggio difficile da comprendere e da apprezzare, lei stessa non capisce come affrontare quello che le succede, è confusa come lo siano noi in alcuni parti del libro, perché non riusciamo fino in fondo a capire il disagio che prova e che purtroppo non riesce a trovare una soluzione; se fosse un dolore fisico dei medicinali o una terapia la potrebbe far guarire, ma in questo caso niente di tutto questo sembra funzionare.

"Nessuno immaginerebbe che per la maggior parte della mia vita adulta, e per tutta la durata del mio matrimonio, io abbia cercato di diventare l’opposto di me stessa."

La rabbia è un sentimento che la consuma durante il romanzo, sia verso la madre scultrice e alcolizzata, che verso il suo primo marito e poi con il secondo e anche nei confronti del suo medico. Martha non ha filtri dice e fa ciò che vuole, è logorante vederla così, lei soffre, vorrebbe essere "l'opposto di se stessa"  ma non riesce a cambiare. E' intrappolata in se stessa in questa malattia che non ha nome ma con la quale deve convivere ogni giorno.

Patrick è da sempre innamorato di Martha, l'ha sempre assecondata,  è un personaggio passivo e questo  sicuramente non aiuta la protagonista nel suo matrimonio ma anche in generale nella sua vita. Dall'altra parte capisco l'uomo, perché non è di certo facile relazionarsi con una persona che ha questo tipo di disturbo e sua moglie lo tratta malissimo, è a tratti crudele perché sa che lui ci sarà sempre per lei. Quando Patrick se ne va, forse per la prima volta, Martha si renderà conto di ciò che ha perso.

Lo stile dell'autrice è semplice, in alcuni parti la narrazione un po' si perde nel racconto del passato di Martha, fermandosi su alcuni dettagli che a mio avviso non sono così importanti. 

Una storia intensa e a tratti straziante che affronta un problema di cui si oggi si parla poco.

E' anche un libro che ci pone di fronte la realtà di una famiglia britannica particolare,  di un matrimonio e di una serie di relazioni che combattono e convivono con la malattia mentale e forse sulla voglia di Martha di ricominciare o di cominciare a vivere davvero. 


***



Trama


Non passa giorno senza che a Martha Friel venga costantemente ripetuto quanto è intelligente e bella, una scrittrice brillante, amatissima da Patrick, il marito, che la venera da quando si sono conosciuti da piccoli. Un dono, come dice sempre sua madre, che non tutti hanno la fortuna di possedere, tantomeno una come lei. Insomma, Martha Friel non può davvero lamentarsi, è molto, molto fortunata.

E allora perché la sua vita è in pezzi? Perché Martha, alla soglia dei quarant'anni, è senza amici, praticamente senza lavoro e sempre, sempre triste? E come mai Patrick ha deciso di lasciarla?

Forse è solo troppo sensibile, una donna per cui vivere è più faticoso che per gli altri. O forse, questo è il suo sospetto, c'è qualcosa di molto sbagliato in lei. Qualcosa che le è esploso nel cervello come una piccola bomba a diciassette anni e che l'ha cambiata in un modo che nessun dottore o terapista è mai stato in grado di spiegare. Adesso Martha è costretta a tornare a vivere dai genitori, una coppia di artisti bizzarra e disfunzionale, e senza nemmeno il sostegno di Ingrid, l'irrefrenabile sorella. Eppure, forse, questa è la sua occasione per ritrovare un senso e capire se rassegnarsi a essere un caso disperato o tentare di scrivere un nuovo, migliore, finale per se stessa. 

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