Una lieve vertigine di Mieko Kanai

 Cari lettori, 

oggi parliamo di un romanzo giapponese complesso ma che non fa per me.




Recensione

Il romanzo ha una narrazione molto lenta e distaccata, è un lungo racconto interiore della protagonista Natsumi sulla sua vita quotidiana.

La storia non presenta grandi colpi di scena, ma si basa sulla routine domestica e sulle attività ordinarie,  Natsumi riflette sulla sua vita e racconta di quello che le succede, chi incontra, pensa al suo matrimonio. 

Inizialmente mi aveva colpito il fatto di leggere una storia con una protagonista che non lavora e si dedica alla casa e alla famiglia, è un ruolo che non viene considerato nella società e neanche dal marito. Non so se questa sorta di lungo monologo fosse una denuncia o dovesse essere visto dal lettore come una constatazione di quello che succede a questa donna, senza che lei possa fare niente per cambiare le cose. Vive una quotidianità fatta di obblighi sociali, di impegni famigliari e di una noiosa routine.

Lo stile dell'autore può sembrare semplice ma non lo è affatto, a volte si fa fatica a star dietro a questo lungo monologo interiore, ci sono dei capitoli molto lunghi e noiosi. Leggiamo la banalità della vita domestica, nel modo più crudo possibile, sfido a dire che molti di noi abbiano una vita molto più interessante. Ci saranno alcuni che viaggiano, lavorano molto ore fuori casa, che hanno vari impegni ma la maggior parte di noi osserva la vita degli altri restando fermo e intrappolato nella propria routine, i motivi possono essere tra i più svariati e a volte non dipendono nemmeno da noi. 

La vita di Natsumi sarebbe stata diversa se avesse avuto un lavoro oppure  se avesse avuto un rapporto diverso con il marito, se il suo ruolo di madre e moglie fosse stato riconosciuto? 

Non c'è una trama vera e propria, Natsumi osserva ciò che la circonda e ne trae delle riflessioni, però il libro risulta confuso in moltissimi parti.

Non è un libro banale anzi, è da capire, ci vorrebbe una spiegazione da parte dello scrittore, di come andava affrontata la lettura, una sorta di istruzione;  ci sono anche delle parti che vengono ripetute   varie volte. A lungo andare la narrazione diventa pesante e il lettore si stanca sempre di cercare di comprendere il messaggio che c'è dietro.  

La copertina l'ho trovata stupenda.



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Trama

Natsumi è una casalinga come tante. Un marito, due figli, un appartamento moderno a Tokyo, scelto per la bella esposizione a sud e a est, in un palazzo vicino al parco e con piscinetta per bambini. La sua vita è un rincorrersi di lavatrici, conversazioni con le amiche, discussioni con i vicini, visite al supermercato o ai genitori, incombenze familiari o scolastiche. Natsumi non ha una preoccupazione al mondo, eppure dentro, sotto la facciata composta e ordinata, il suo io freme e ribolle. Nel suo palazzo borghese, nella sua vita borghese dove niente succede mai e succede tutto, ecco allora che subentrano minuzie, ansie più o meno futili. Riflessioni sui turni dei lavori domestici, una straordinaria capacità mnemonica da casalinga per la collocazione delle merci sugli scaffali, la seduzione della società dei consumi che crea interminabili desideri: tutto questo fluisce nel monologo interiore della protagonista, riempie un vuoto che si sospetta esistenziale e poi ingloba anche il lettore, che si ritrova incapace di porre confini fra sé stesso e Natsumi, risucchiato in una vertigine da cui non si solleva e in cui però nemmeno mai cade. Con una lingua mimetica, limpida e iridescente, Mieko Kanai porta alla luce la tranquillità e la crudeltà che coesistono fianco a fianco in ogni vita ordinaria. Una lieve vertigine è la voce che parla ininterrottamente nella nostra testa ma è anche studio sul matrimonio, sulla genitorialità, sull’essere donne, sulla lotta fra l’immagine che proiettiamo e ciò che, nel foro interiore, pensiamo di noi stessi.

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