Il ristorante di Sarah Gilmartin

Cari lettori,

era da tempo che non scrivevo un post così lungo su un libro, sono tornata pure a leggere i cartacei gli ebook ormai sono costosi come l'oro, ma di questo forse ve ne parlerò un giorno.

Oggi parliamo di Il ristorante di Sarah Gilmartin, pubblicato dalla Marsilio editore, ambientato a Dublino tra il 2007 e il 2017.




Recensione

Nella maggior parte dei sistemi giuridici dei paesi industrializzati in Europa e nel mondo, è sempre più  difficile riconoscere chi sia la vittima in un processo di violenza di genere.

Quello che conta è l'immagine che esce durante le udienze, la presunta vittima da parte lesa potrebbe diventare la carnefice e così via e il vero colpevole risultare innocente e impunito.

Questo perché chi denuncia la violenza non viene creduto, viene sottoposto a interrogatori sempre più dettagliati che mettono a dura prova la vittima e difficili da sostenere dal punto di vista psicologico. La violenza oltre che provocare vergogna in chi la subisce, è un qualcosa che non va via ma ti accompagna in ogni momento, nemmeno quando vai a dormire riesci a riposare davvero,  è sempre lì a insinuarsi nella tua vita.

L'autrice pone al centro della vicenda il ristorante "T" e le persone che ci hanno lavorato fino a quando, a causa del processo penale, non ha dovuto chiudere.

Da una parte la cucina formata da chef uomini con a capo Daniel Costello e dall'altro la sala dove lavorano solo donne di bella presenza. E poi la vita privata, quello che succede al ristorante, cosa si nasconde dietro le quinte dei servizi affollati e perfetti, a quanti sacrifici, umiliazioni e vessazioni il personale debba subire.

La storia viene raccontata da tre punti di vista, Hannah una ragazza che lavorava in sala, Daniel il capo chef e titolare del ristorante e Julie sua moglie.


"E' così facile demolire una vita; è immaginarne una nuova che è difficile."

 

Troviamo Daniel alla vigilia di un processo che lo coinvolge ed è accusato di aver fatto violenza nei confronti di Tracy, una sua ex dipendente ma lui si dichiara innocente.

Julie racconta quello che è accaduto nel suo matrimonio accanto a un uomo che ha dedicato la vita alla cucina, che ha messo al primo posto il cibo e non la famiglia, a quanto ha dovuto sopportare e quanti momenti difficili ha dovuto affrontare, affinché il marito potesse avere successo nel suo lavoro e ottenere quello che voleva. Julie deve mantenere la calma anche in questo caso, essere leale verso un uomo su cui nutre dei forti dubbi, non è sicura che quell'accusa sia falsa e rivede varie volte la sua opinione in merita a questa vicenda.

Daniel non nasconde la sua ambizione, il suo ego spropositato che lo porta in alto nel suo settore ma come marito e padre è un vero fallimento. E' uno chef capriccioso, sopra le righe quando tratta in malo modo i colleghi e i dipendenti, quando non si fa problemi nel denigrare il lavoro degli altri. Sa che lavora in un posto esclusivo, che ha il potere dalla sua parte, è arrogante e sfrontato ed è consapevole della sua bravura.

Hannah racconta bene la sua storia e le difficoltà nel suo lavoro di cameriera al ristorante, non è un compito facile, sul filo del rasoio tra il  compiacere i clienti e svolgere il suo lavoro in maniera attenta e puntuale.  Ma soprattutto sopravvivere in un mondo dove gli uomini hanno ancora il potere, dei sacrifici per riuscire a rimanere a vivere a Dublino nonostante il costo elevato della vita. Ma soprattutto quanto è stata dura rimanere al ristorante dove forse c'è stata anche una violenza più grave e dove sono all'ordine del giorno, le battutine e i doppi sensi sessisti a discapito delle donne. 

I punti di forza di questo romanzo sono i personaggi ben sviluppati e credibili, la trama porta il lettore ad avere uno sconvolgimento emotivo, la scrittura così accurata e attenta ai dettagli ti porta ad essere coinvolta nella lettura. Lo stile scorrevole, intenso e vivido ti accompagna a conoscere piano piano cosa è successo e a capire come la verità a volte non è quella che ci viene mostrata, quando una giuria afferma che sei innocente o colpevole, forse non è davvero così. A volte la situazione è più complessa, più difficile da comprendere, anche il lavoro degli avvocati, come presentano la presunta vittima o il colpevole, come dicono di comportarsi, può davvero cambiare le cose e influenzare l'opinione pubblica.

In una storia del genere non ci sono né vinti né sconfitti escono tutti a pezzi in un modo o nell'altro.

Dublino interagisce molto bene con la trama, nei suoi pregi e difetti dal punto di vista socio-economico, capiamo e ci ricordiamo che siamo proprio qui e non altrove in questo è brava l'autrice a evidenziarlo.

Il difetto di questo libro è che i primi capitoli sono piuttosto lenti e si fatica a entrare subito nella storia, bisogna lasciare il tempo e aspettare qualche pagina in più, poi il ritmo cresce mano a mano che viene spiegata la vicenda.

Fino alla fine il lettore dubita della versione dei tre personaggi non sappiamo chi abbia ragione, dove stia la verità, questo sicuramente è un punto a favore dell'autrice che è riuscita a instillare il dubbio anche nel lettore e a gestire i tre POV senza fare errori.

Un ottimo libro che consiglio.


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Trama

Sono passati dieci anni dall’estate in cui Hannah, prima di riprendere le lezioni al college, ha lavorato come cameriera al T, il locale più glamour di tutta Dublino. Allora, a renderlo celebre era Daniel Costello, carismatico chef stellato e geniale artista del gusto. Oggi, però, il T è chiuso e Daniel, denunciato per molestie sessuali, deve affrontare un processo, mentre sua moglie Julie, divisa tra la difesa istintiva della famiglia e il bisogno di sapere cosa sia successo davvero, si trova a fare i conti con una versione inedita dell’uomo che ha sposato, l’uomo che aveva la capacità di trasformare non solo gli ingredienti, ma anche il corso della vita di chi gli era vicino. Hannah ricorda lo stupore di fronte al mondo luccicante della ristorazione, e la sensazione di privilegio nel farne parte. Ricorda lo sfarzo e l’adrenalina a mille, le bevute coi colleghi e gli eccessi dopo l’orario di chiusura. Ricorda anche la tensione che si respirava in cucina, le gerarchie, i turni impossibili e l’invadenza dei clienti. Soprattutto, ricorda il comportamento di Daniel, le sue attenzioni non richieste, la sua gentilezza inopportuna, il suo fascino pericoloso, che l’avrebbe segnata per sempre.
Circondati dalle macerie di un passato ambiguo, Hannah, Daniel e Julie sono costretti a rivedere sotto una luce nuova tutto quello che è accaduto al ristorante, tra le spezie, le salse e gli avanzi. Nella loro ricostruzione del periodo legato a quel posto magico e al tempo stesso equivoco, che trasudava talento e testosterone, dove tutto veniva sessualizzato (il servizio, il personale, persino il cibo), le tre voci si alternano in un’appassionante storia sul potere, la violenza di genere e la complicità, sulle bugie che raccontiamo (agli altri e a noi stessi) e sul coraggio necessario per guardare in faccia la verità.

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