[RECENSIONE] Non dimenticarmi di Helga Deen

Cari lettori, 
oggi torno nel blog per parlarvi di un libro che mi ha emozionata, sto parlando di "Non dimenticarmi" di Helga Deen.
Non è un romanzo di cui si è parlato molto, la sua uscita qui da noi è passata in sordina, ma credo che invece abbia al suo interno un grande messaggio di speranza e di forza.
Helga è una ragazza come noi, con sogni e aspirazioni, che ha avuto la sfortuna di nascere in un momento storico molto delicato.
Oggi sarebbe stato tutto diverso, chissà cosa sarebbe diventata.
Io un'idea ce l'avrei.





Recensione:



Helga Deen è una ragazza ebrea di 18 anni di Tilburg, Olanda, che viene uccisa in una camera a gas a Sobibòr nel 1943, dopo appena un mese e mezzo dalla sua deportazione.

Chi segue le mie letture, sa che cerco di leggere più possibile su questo periodo storico, non perché ne sia “ossessionata” ma perché non voglio dimenticare quello che è successo e ogni volta mi stupisco di quante testimonianze escano ancora a distanza di anni.

Questo diario viene scoperto solo nel 2001, infatti è Conrad, il figlio di Kees van der Berg che ritrova in una borsetta questa preziosa testimonianza e anche delle lettere che leggiamo pubblicate in questo testo.
Kees è il ragazzo di Helga, l’amore della giovane che la tiene in vita e  che le dà la forza di sperare in un futuro, di poter tornare a casa e continuare a vivere con la sua famiglia.
Ma questo non accadra, purtroppo.

Quello che stupisce di questo testo è la grande forza e tenacia che Helga ha nei confronti della vita, lei vuole vivere, lei crede con tutta se stessa, che prima o poi le cose cambieranno.
Se nelle prime pagine del diario, Helga descrive la sua esperienza in maniera positiva e con speranza, nel corso delle pagine capiamo che la situazione è cambiata e le sue parole lasciano intravedere molta amarezza.
“Neanche i sogni ti appartengono più”.
La scrittura di Helga, è così viva e intensa che traspare ogni sua emozione, è una ragazza dolcissima e sensibile ma anche innamorata del suo Kees e ansiosa di ricevere sue notizie e spera anche che lui non la dimentichi.

E’ una brava narratrice che sa emozionare e che trova nella scrittura il suo rifugio dalla situazione che sta vivendo e forse solo scrivere le provoca un minimo di conforto.

Lei non si arrende mai anche se quello che vede intorno a lei non prometta nulla di buono.
Credo che questo diario  e anche le lettere trasmettano una forza straordinaria, questa voglia di non mollare e di trovare sempre il lato positivo delle cose anche se tutto intorno a te sta crollando e Helga lo capiva bene, sapeva cosa probabilmente le sarebbe successo. Ma nonostante questo ha lottato, ha continuato a farlo fino alla fine.

Non sappiamo ancora come questo diario sia uscito da quel campo ma quello che è importante, è che ora lo possiamo leggere.
Anche se Helga cerca di sopravvivere e di essere ottimista, nelle ultime lettere che scrive,  traspare quanto lei sia sola e quanto dolore e sofferenza abbia dovuto vedere in quei pochi giorni che è stato nel campo e come lei dice non è concepibile quello che succedeva lì per chi non lo ha vissuto.

Questo diario è una testimonianza forte e chiara, che dà voce a Helga anche se sono passati anni e anche se le è stata strappata la possibilità di scrivere e di parlare.

Io non ti dimenticherò Helga.
“[…]: «Il bus rimbomba terribilmente, eppure voglio scrivere. Adesso non posso dirvi molto, solo che sono felice, che ho tanta forza, sento la forza per far condividere la mia felicità a tutte le altre persone, aiutale e rendere anche loro così raggianti. Mio Dio, ringrazio, ringrazio voi per questo, Sono molto contenta di avervi e tornerò»”


***

Trama:

"Amore, finora tutto va molto meglio del previsto." È il 1° giugno 1943, Helga Deen, giovane ebrea olandese appena deportata al campo di raccolta di Vught, comincia ad annotare le impressioni sulla vita di prigionia, nel suo diario e nelle lettere al suo ragazzo Kees van den Berg. Non sa che pochi giorni la separano dalla morte, che presto un nuovo convoglio condurrà lei e la sua famiglia a Westerbork e poi a Sobibór, dove li attende la camera a gas. Ma sa di essere protagonista di una tragedia e ripone nell'inseparabile quaderno le sue speranze di diciottenne determinata a non rinunciare alla vita, a scrivere per non lasciarsi annullare: anche lei vedrà bambini stipati nei vagoni in arrivo, pratiche umilianti, esecuzioni di massa e l'abiezione degli animi avviliti; ma giorno per giorno annoterà sensazioni e sentimenti, ricordi e aspettative, in cerca di un senso. Helga e Kees non si sarebbero mai rivisti. Al giovane non sarebbe rimasto di lei che il diario, miracolosamente passato oltre le mura del campo di Vught, una ciocca di capelli, qualche lettera inviata dalla prigionia e l'amarezza di vedersi rispedire al mittente le ultime parole d'amore. "Pare che qui ci si dimentichi tutto", dice Helga, ma la sua scrittura sfida all'oblio.

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