[RECENSIONE] Etty Hillesum DIARIO edizione integrale

 Cari lettori, 

oggi parliamo di un libro che ho trovato molto  ricco di punti di riflessione, più che un diario sull'orrore dell'Olocausto questo è sicuramente un inno alla gioia di vivere.

In commercio ci sono due versioni, quella che ho letto io quindi il diario integrale  che va dal 08 marzo 1941 fino al 13 ottobre 1942, mentre c'è anche una versione ridotta con alcune parti del diario e alla fine alcune lettere da Westerbork del 1943.

Inoltre la Adelphi ha anche pubblicato un volume formato soltanto dalle lettere di Etty Hillesum. 






Recensione

Etty Hillesum era una ragazza olandese che morì  il  30 novembre 1943, nel campo di concentramento di Auschwitz. Prima di essere deportata affidò il suo diario all'amica Maria Tuinzing con la richiesta di affidarlo allo scrittore Klass Smelik e alla figlia Johanna affinché trovassero un editore. 

Fu, però, solo negli anni ottanta che questo testo fu pubblicato, molti editori rifiutarono gli otto quaderni, con la vita e le riflessioni di Etty. 

Un altro caso, lo possiamo dire, di testimonianze che per molto tempo sono rimaste sepolte e dimenticate.

Questo diario è il racconto  della vita di Etty che con sincerità, intensità e trasparenza ci parla  delle sue amicizie, di quello che prova e dei suoi sentimenti. C'è anche spazio per delle riflessioni sulla  vita, su quello che vorrebbe fare da "grande", sulla situazione che stanno vivendo gli ebrei in quel periodo.

Non vengono descritti gli orrori della guerra, Etty con questo testo ci dona tanta speranza e fiducia nel prossimo e nel futuro. Un vero e proprio inno alla vita. 


Venerdì 03 luglio 1942

"Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non capiranno cos'è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolità dall'altra. Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato".


E' un testo sincero, puro e che ci fa riflettere, Etty era una donna "libera" per il suo tempo sia come idee ma soprattutto nel vivere la propria sessualità.

Etty era una donna intelligente, molto acuta, piena di vita e che non si è mai data per vinta e che alla fine ha accettato il proprio destino.

Quello che stupisce all'inizio del testo è che la nostra protagonista non era particolarmente legata alla religione ebraica, anzi, ma verso la fine del testo si avvicina a Dio e trova una sua dimensione spirituale. 

Nella prima parte del diario Etty ci parla di Julius Spier, che lei chiama solamente con S., l'uomo era un ebreo emigrato da Berlino, ex direttore di banca e fondatore della psicochirologia, cioè lo studio delle linee della mano.  La Hillesum è affascinata da quest'uomo che ha il potere di catturare la sua attenzione e ne divenne sua segretaria e sua amante.

Etty amava la letteratura russa e traduceva anche dei testi, la stessa madre della Hillesum, Rebecca Bernstein,  era nata in Russia. Era sicuramente una ragazza di grande talento, amava leggere, anche testi di filosofia, si laureò in Giurisprudenza, poi si iscrisse alla facoltà di Lingue Slave e poi, allo scoppio della guerra, iniziò a studiare la psicologia. 

Etty viveva in una stanza al terzo piano di Gabriel Metsustraat, a sud di Amsterdam, e lavorava come domestica per Han Wegerif, con il quale ebbe anche una relazione. E' lì che conobbe Maria Tuinzing, che divenne sua amica e alla quale affidò il suo diario. 

Nel diario, almeno inizialmente, Etty non ci parla della guerra anche se poi inevitabilmente inizia ad entrare anche nella sua vita e anche lei si rende conto di quello che sta capitando agli ebrei. 

Domenica 22 marzo 1942

"Ci è stato proibito di passeggiare sul Wandelweg, ogni misero gruppetto di due o tre alberi è dichiarato bosco e allora sulle piante è inchiodato un cartello con la scritta: vietato agli ebrei. Questi cartelli diventano sempre più numerosi, dappertutto. E ciononostante, quanto spazio in cui si può ancora stare ed essere lieti e far musica e volersi bene. "

 

Etty non voleva sottrarsi al proprio destino e a quello del suo popolo e decise di presentarsi spontaneamente a Westerbork, un campo di transizione e di smistamento, che era l'ultima tappa  prima di arrivare ad Auschwitz. Etty amava le altre persone, l'unico modo per sconfiggere la guerra e l'odio era quello di portare la propria forza e voglia di vivere agli altri e fino all'ultimo lei lo fece. 

Lavorando nell'ospedale locale di Westerbork, poté anche aiutare la Resistenza, nonostante tutti i tentativi degli amici nel cercare di convincerla a nascondersi o a scappare, fu deportata il 7 settembre 1943 con la madre, il padre e il fratello Mischa.

Etty amava scrivere, era il suo sogno quello di diventare una scrittrice, anche se rimandava e diceva che:


"[...] un bel giorno, quando sarò grane, riuscirò certamente a scrivere"

 

Il suo diario è sicuramente la dimostrazione di quanto talento avesse come scrittrice, aveva uno stile fluido, scorrevole e riusciva a trasmettere, forza, coraggio e voglia di vivere. Peccato non abbia avuto la possibilità di realizzare il suo sogno.  

Nel suo diario ci sono veramente delle parti molto toccanti dove si capisce che Etty era più avanti di tutti noi, al di sopra dei giudizi morali e  dei pregiudizi e si augurava che prima o poi l'odio smettesse in favore dell'amore fraterno. 

9 gennaio 1942

"Il monito «Tutti gli uomini dovrebbero essere fratelli » avrà una possibilità di essere realizzato solo quando i diritto d'autore saranno stati aboliti; quando tutti potranno pescare dalla grande riserva comune, che è stata creata dall'umanità nel corso dei secoli. Solo quando si saprà riconoscerà che quella riserva è comune e che, se si tocca qualcosa di quel patrimonio, è una grazia; giacché quel che conta non è se tocca a te, signore o signorina tal dei tali, bensì se sei grato per il fatto di poter dare asilo a uno dei pensieri o dei sentimenti patrimonio dell'umanità. E' importante che tu sia grato di essere stato casualmente scelto come mezzo, strumento, anello di congiunzione, che esprime, rende possibile l'espressione dello spirito, del divino, o comunque lo si voglia chiamare. E allora non importa chi è chi. "


Etty, con questo diario, voleva anche lasciare una testimonianza e aveva un grande desiderio quello di  "cancellare " prima da  ogni persona e poi da mondo stesso, l'odio in ogni sua forma. Lei fu vittima dell'odio verso gli ebrei, lei ne fu testimone, quanto di noi sarebbero andati incontro al proprio destino senza esitare un attimo?

Lei lottò con forza fino alla fine, non si sottrasse alla sua sorte, ma l'accettò riconoscendo ogni giorno il buono che trovava nella sua vita e credo che lo dovremmo fare anche noi. 

Un testo che può essere letto e riletto ad ogni età, una testimonianza che ci fa riflettere molto, che ci insegna ad amare e a combattere nonostante tutto.

Etty non fu vittima dell'Olocausto ma con questo testo lei si ribellò con audacia e coraggio a tutto quello che stava succedendo,  ma alla fine anche lei dovette arrendersi alla cattiveria degli uomini.

Credo che la Hillesum abbia vinto, lasciandoci un testo potente che passerà i secoli e che ora finalmente è stato "scoperto" nuovamente e spero che molti lettori lo potranno leggere e apprezzare. 


Trama

All’inizio di questo Diario, Etty è una giovane donna di Amsterdam, intensa e passionale. Legge Rilke, Dostoevskij, Jung. È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla. Poi, a poco a poco, la realtà della persecuzione comincia a infiltrarsi fra le righe del diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento, uccisi o imprigionati. Un giorno, davanti a un gruppo sparuto di alberi, trova il cartello: «Vietato agli ebrei». Un altro giorno, certi negozi vengono proibiti agli ebrei. Un altro giorno, gli ebrei non possono più usare la bicicletta. Etty annota: «La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare». Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima. Non pensa un solo momento, anche se ne avrebbe l’occasione, a salvarsi. Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il «destino di massa» della morte amministrata dalle autorità tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel «pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato» la sua capacità di essere un «cuore pensante». Se la tecnica nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle vittime, si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale». La disposizione che ha Etty ad amare è invincibile. Sul diario aveva annotato: «“Temprato”: distinguerlo da “indurito”». E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza. 



 


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